martedì 1 dicembre 2009

Juve, i denti contano.




La data del 5 dicembre era da tempo cerchiata in rosso sul calendario di Ciro Ferrara. Il mister bianconero si alzava ogni mattina e, dopo aver inforcato le sue doppie lenti, la fissava ambiziosamente : lo scontro diretto con l’Inter sancirà la superiorità bianconera, si ripeteva. Dopo poco piu’ di 3 mesi di campionato il problema di Ferrara si è diventato in un altro : cercare di limitare a -5 i punti di distacco dalla squadra di Mourinho.

La Juventus di inizio stagione era un carro armato, 4 vittorie in campionato su 4, battendo le romane a casa loro. Diego venne subito incoronato Re, Melo il suo più fidato Lancillotto, Cannavaro era un gigante di pietra. Come il Cannavaro Mondiale, la Juventus era Mondiale. Vetta conquistata, Inter a - 2, a lottare con la Samp per la seconda piazza, mentre il Milan brancolava nel buio, raccogliendo in fondo alla classifica i 4 palloni rifilati dai cugini nerazzurri in una notte d’agosto. Dal 19 settembre alla vigilia del 5 dicembre sono passati pochi mesi e troppi gol nella porta di Buffon: 18 in 19 presenze. Numeri impietosi che disegnano la parabola discendente della Juventus, con soli 15 punti collezionati nelle ultime 10 partite di campionato.

Solo oggi i media, dopo le sconfitte con Bordeaux e Cagliari, si interrogano su quali possano essere ragioni per un calo così vistoso. La Juventus era già scivolata con Palermo (2-0) e Napoli (2-3), ma in tutto il suo cammino in campionato e in Champions non ha mai convinto pienamente. Il pareggio subito dal Bologna al 90’ , le vittorie striminzite per 1-0 in Champions League con il Maccabi Haifa ( a cui la Juve deve il secondo posto nel girone A dietro il Bordeaux), la vittoria mancata meritatamente con la Fiorentina in casa, le vittorie senza gioco con Udinese e Siena, sono state mascherate da goleade più o meno convincenti con la Sampdoria e con l’Atalanta. La Juventus, agli occhi di tutti, è sempre risultata l’anti-Inter, ma solo ed esclusivamente a causa dell’assenza di altre squadre più forti. La gente ha bisogno di qualcosa in cui credere, e tra le altre cose deve poter pensare che il campionato di calcio di italiano, essendo il più bello(!?) al mondo, non possa esser vinto dalla stessa squadra per 5 anni di fila.

Ed è in nome di tutto ciò che la Juventus era stata identificata come prossima vincitrice dello scudetto 2009/2010 da un certo Marcello Lippi, commissario tecnico della nazionale italiana, uno che in questa corsa scudetto ci ha messo del suo. Mourinho ha detto che Lippi è fazioso, che sta con la Juve, e non ne ha tutti i torti. Quello che Mourinho pensa ma forse non dice è che Lippi, pur spalleggiando la Juventus, ha in un certo modo agevolato il campionato interista. Il legame professionale tra Lippi e Ferrara è innegabile: e’ infatti risaputo che Lippi ha formato calcisticamente Ferrara, prima a Napoli, poi a Torino. Il loro feeling lavorativo si e protratto anche dopo l’addio al calcio di Ciro, che ha seguito Lippi sulla panchina della nazionale italiana ai mondiali del 2006. Secondo i ben informati, è stato proprio Lippi ad indicare a Blanc l’ex difensore napoletano come nuovo allenatore della Juventus, prospettando poi, nel settembre 2010, la possibilità di entrare lui stesso nei quadri societari come direttore dell’area tecnica bianconera.

La nuova dirigenza juventina, senza alcuna capacità calcistica di livello professionale, ha abbracciato questo progetto, facendo sedere Ferrara su una delle panchine più blasonate d’Europa. Una scelta quantomeno discutibile visto che Ferrara, come proprio portfolio, poteva vantarsi solo delle due partite vinte contro Siena e Lazio nel finale della stagione passata, quando subentrò a Ranieri. I cervelloni del Cda bianconero fecero due conti, Ferrara aveva il 100% di percentuale di vittoria ( 2 vittorie su 2 partite), era considerato da Lippi il “nuovo Lippi”, richiedeva uno stipendio che, più che a quello che percepisce Mourinho, si avvicina al salario medio di una spogliarellista nel Bronx e, ciliegina sulla torta, Ferrara faceva parte del nucleo dirigenziale ricoprendo la carica di responsabile del settore giovanile. Non mi stupirei se si scoprisse che il buon Cobolli si consultava con Ferrara per chiedergli se Ferrara potesse allenare o meno una grande squadra. La decisione venne impacchettata con un bel nastro di colore blaugrana ( “ Anche Guardiola che aveva poca esperienza ha vinto tutto") e una carta regalo bianconera ( “ Ferrara è uno juventino di lungo corso, piacerà ai tifosi"). Una combinazione di colori a dir poco stomachevole.

Niente più problemi con allenatori che coltivavano strambe idee tattiche, che accettavano a malincuore acquisti come quello di Poulsen o Grygera. Si è puntato su una bella base italiana, i 4/5 della difesa campione del mondo ( la stessa che appena un anno fa è stata ridicolizzata dal Brasile e lo stellare Egitto), a centrocampo ceduto l’inutile Zanetti per 2 mln di euro alla Fiorentina ( lo stesso giocatore che con Del Piero ha fatto risalire la Juve dalla B alla Champions League) si è puntato tutto su Felipe Melo, una vera diga ai tempi della presentazione della squadra, tramutato in argine per magia dopo 3 mesi di campionato. L’altro colpo, Diego, secondo molti fino ad ora ha deluso le aspettative. Il povero Dieguito però, passato da Re a brocco nell’arco di 10 giornate di campionato, non ha grandi colpe perché, sebbene sia un grande giocatore, non può reinventarsi allenatore,direttore sportivo e team manager
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Quando Ferrara è entrato in possesso della Juventus la squadra,a parte l’acquisto in extremis di Grosso, era già costruita. Non da Ranieri, né da Montali, ma solo ed esclusivamente dalla nuova triade occulta: Blanc-Secco-Lippi. Il buon Marcello, che di professione fa l’allenatore, è diventato improvvisamente direttore sportivo con Secco, che di professione ai tempi di Moggi faceva l’addetto stampa. Questa squadra, confezionata per “bene”, è stata data poi al povero Ciro, che, da allenatore inesperto qual è, non ne riesce a curare né la fase difensiva, di cui dovrebbe essere uno dei massimi esperti viventi visto che ha giocato oltre 500 partite in serie A, né la fase offensiva, che sta scoprendo a tentoni, un po’ come un neonato con il primo biberon.

In una società nella quale nessuno fa quello che sa fare ma dove ognuno si arrabatta a ricoprire ruoli prestigiosi, con risultati scadenti, ci si può aspettare di vedere una leggenda come Alessandro Del Piero giocare a 35 anni suonati come esterno sinistro di un 4-5-1 mascherato a più moderno e cool 4-2-3-1, che poi diventa improvvisamente un 4-3-1-2 e infine si tramuta addirittura in un 4-2-2-2, cose che non si possono fare nemmeno a FIFA10, ma che sono avvenute puntualmente nella disfatta di Bordeaux.

La maggior parte dei media dicono che la panchina di Ferrara è paurosamente traballante e basterebbero un paio di sconfitte rimediate da Inter e Bayer a decretarne l’esonero. Blanc, come al solito, si è nascosto dietro dichiarazioni di facciata: andiamo avanti con Ciro. In realtà ad essere messo sotto processo oggi è tutto l’organigramma societario, che si è preso le responsabilità di investire oltre 50 milioni nel mercato estivo, e di affidare ad un allenatore alle prime armi una squadra con ambizioni da prima della classe. La rosa della Juventus, pur con qualche lacuna, non è da buttare. Non è certamente a livello dell’Inter, né a quello delle prime 6-7 squadre in Europa. Per riempire questo gap ci sarebbe stato bisogno un tecnico esperto, uno come Capello o Mourinho, uno che, anche dalle situazioni più difficili, riesce a far esprimere ai propri giocatori il 110% delle loro potenzialità.

Ciruzzo Ferrara, da buon allenatore novello qual è, per ricoprire questo ruolo, avrebbe dovuto allenare una 10 d’anni in serie B, poi dopo 5 anni in serie A e dopo tanti buoni risultati poteva essere considerato azzardatamente un allenatore da Juve. L’unica colpa di Ferrara è stata quella di ritenersi pronto per la Juve, ma è un errore che farebbero in tanti, chiunque ami davvero quella maglia. Prima di arrivare a scoprire chi è realmente il colpevole, l’assassino dei sogni di gloria bianconeri, è il caso di aspettare almeno la fine della stagione. Se la vetta del campionato è lontana, la Champions League è una lotteria a cui si può ancora partecipare, basta staccare il biglietto per gli ottavi con un pareggio contro il Bayer Monaco e poi sperare che a Ferrara cadano i denti di latte per marzo 2010.

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