venerdì 19 marzo 2010

Non sono una Signora



Non sono una Signora.Più che di sconfitta, ieri la Juventus ha assistito ad un vero stupro dei propri colori sociali. Di oro vestita ( con la stessa maglia con cui Alessandro Del Piero aveva raccolto una standing ovation al Santiago Bernabeu appena poco più di un anno fa) la Vecchia Signora è stata vittima di un ignobile 4-1, da parte dalla decima squadra del campionato inglese, la stessa che appena 4 giorni prima ne aveva presi 3 dal Manchester United, segnandone zero. Lontani sono i tempi in cui Alex Ferguson faceva vedere le cassette della squadra di Lippi ai propri giocatori, per fargli capire cosa intendeva dire con l’espressione play hard.

Incubi bavaresi.Oggi la Juventus Football Club è ancora un fulgido esempio per tutta Europa. Da non seguire. Se possono fare male le sconfitte con Palermo, Napoli, Catania, Milan, Roma, Inter, Cagliari e Chievo, quelle con Bayern Monaco e Fulham tracciano ferite ancora più profonde, in mondovisione. In entrambi i match bastava un pareggio per passare, in entrambi la Juventus è passata in vantaggio con un gol di David Trezeguet, in entrambi la squadra bianconera è stata schiacciata ed umiliata, subendo 4 reti che ne hanno dimostrato tutta l’incapacità nel mantenere il vantaggio davanti ad avversari pronti al tutto per tutto. Il Bayern di Van Gaal che si presentò a Torino era una squadra senza anima e rimaneggiata. La Juventus di Ferrara, che veniva dalla vittoria convulsa contro l’Inter, fu capace di darle la forza necessaria per cominciare un percorso trionfale in Europa e in Germania. Il Fulham di Hogdson è una squadra mediocre, che vale ad occhio e croce il miglior Chievo. Si dia il caso, che il miglior Chievo ha bastonato la Juventus.

Porte aperte.Certo è che stupisce come la Juventus regali il risultato più comodo agli avversari. Con il Siena, domenica, ha concesso 3 gol, non ne bastavano 1,2. No, proprio 3. Cosi’ Malesani è riuscito a raggiungere quel punto necessario per la corsa alla salvezza. Il Fulham non aveva bisogno di vincere 2-1, nemmeno 3-1: aveva bisogno del quarto gol. Ecco, la truppa di Zaccheroni gli ha concesso proprio quel golletto in più necessario per passare il turno. Questo vuol dire che la squadra è sempre in balia degli avversari, non sa congelare la partita quando serve: tradotto non sa giocare a calcio.

Svernare in bianconero. Ad ogni modo sarebbe un errore mettere le sconfitte di Ferrara e di Zaccheroni sullo stesso identico piano. Ferrara giocava con la formazione titolare, Zaccheroni si è trovato in dieci e ha dovuto mettere al centro della difesa Grygera- Zebina. A lungo andare, se ti ostini a comprare e a rinnovare contratti a giocatori che oggettivamente farebbero fatica a giocare anche in Serie B, prima o poi ti trovi in queste situazioni. Il filo conduttore tra la sconfitta di Londra e quella di Torino è l’assenza in campo di Chiellini, davvero imprescindibile, e l’opaca ( ad essere molto,molto generosi) prova di Fabio Cannavaro, ormai convinto che svernare in bianconero è la pensione migliore del mondo. Vitto e alloggio sono gratis e ci avanzano anche un paio di milioni di euro extra.Come dargli torto.

Le scelte ‘azzeccate’.Dopo tanti disastri stagionali, ci si comincia a chiedere se a portare una certa sfortuna alla ‘squadra’ non siano proprio i due dirigenti che seguono la Juve da settembre, ossia Secco e Blanc. Coadiuvati quest’anno da ‘Bobby Gol’ Bettega, i due dirigenti juventini ne hanno viste davvero di tutti i colori. Hanno visto Melo perdere attorno i 350 palloni mensili e il suo valore tecnico e di mercato abbassarsi sempre di più, fino a toccare il terreno di Craven Cottage. Ieri è stata la sconfitta della disorganizzazione. Una squadra che è costretta a mettere in porta Chimenti ( 40 anni portati molto,molto male), che in difesa deve schierare Gianni e Pinotto ( Grygera e Zebina), che a centrocampo l’unica alternativa in panchina era quel gigante danese di Poulsen ( fotocopia di Melo e Sissoko) e in attacco invece si offriva ai fotografi un infortunato Iaquinta, non può giocare né in Europa League, né in Coppa Italia, né al trofeo Birra Moretti.

Gli X-files di Vinovo. La rosa della Juventus è decimata dagli infortuni da 3 anni, da quando ci si è spostati a Vinovo per allenarsi. Può essere una coincidenza? Solo sfortuna? Lo staff dei preparatori atletici si è succeduto per 3 volte in 3 anni, i risultati sono costantemente peggiorati, in barba ad improbabili classifiche internazionali che confermano (???) la salute della rosa bianconera. Subito dopo ci sono gli altri problemi. Squadra senza gioco, troppo vecchia, infarcita di nazionali solo per il piacere del buon vecchio Marcello Lippi, che tra una bistecca e l’altra con Blanc ha dato un po’ troppe ‘dritte’ al presidentissimo bianconero.

Progetti per il futuro. Blanc andrebbe chiuso in ufficio a svolgere il suo compitino, ossia quello di portare avanti il progetto del nuovo stadio. I più si auspicano che Secco venga rispedito li’ dove tutto era cominciato, nella stanza delle fotocopie. Se la proprietà non interviene con una decisione forte e meditata, riguardante principalmente l’ organigramma societario, il centenario stemma bianconero della Juventus non sarà più distinguibile da quelli del Siena e del Fulham.

mercoledì 17 marzo 2010

The Special Teacher



Il non spettacolo di Mou.94° minuto di Chelsea-Inter, Mourinho si alza dalla panchina, lascia qualche autografo ai tristi ed eccitati fan dei blues e rincasa in fretta nel tunnel che porta agli spogliatoi. Nessun giro di campo, nessuna stretta di mano con i giocatori avversari e non. La faccia del conquistatore di Setubal ricorda più quella di una sfinge che quella di un allenatore che si è appena tolto una grandissima rivincita. Ma chi si sorprende di questo suo atteggiamento non conosce il buon vecchio Josè. Lui, quando vince una battaglia a cui tiene particolarmente, si comporta cosi’. Sempre. Basti riportare alla memoria la sera più gloriosa della sua carriera, quando vinse la Coppa dei Campioni con il Porto. Lasciò anzitempo la premiazione, imboccando da solo il tunnel degli spogliatoi. Quella notte si giustificò dicendo ‘ volevo dare la medaglia a mio figlio’, ieri, di medaglie nemmeno l'ombra.

Il panino di Carletto.Ebbene, come ha dichiarato il presidente Moratti, il migliore in campo è stato proprio il suo allenatore. Come dargli torto. Nessun giornale ha azzeccato la formazione spregiudicata dello Special One, Ancelotti, di fronte ai microfoni della stampa, ha detto di ‘aspettarsela’, ma chi lo conosce bene giura che Carletto riserva quell’espressione solo quando è colto in fragrante in piena notte mentre si prepara un bel paninazzo con la mortadella. Cosi’ Mourinho ha schierato un 4-2-1-3 purissimo, cose che si vedono solo alla playstation, che poi si tramutava in fase difensiva in un 4-5-1.Il lavoro di copertura sia di Etoo che di Pandev è stato fondamentale. Carletto,invece, che doveva vincerla la partita, ha mandato in campo un 4-3-3, che pero’ era in realtà un 4-4-2 ( Malouda, seppure vivace, non può essere paragonato offensivamente ad Etoo e Pandev). Se nel primo tempo la partita è stata per lo più equilibrata e forse il Chelsea meritava qualcosa in più ( 2 contatti molto dubbi nell’area di Julio Cesar), il secondo tempo dell’Internazionale è stato esemplare, portato avanti da cambi azzeccatissimi di Mourinho ( specialmente la decisione di lasciare in campo Etoo invece di Pandev) e condizionato dalle giocate chirurgiche dell’asso olandese Wesley Sneijder.

Si scrive Internazionale, si legge Internacional.Arriviamo alla questione principale. La prima squadra della serie A ha vinto, meritatamente, contro la prima squadra della Premier League: il calcio italiano è rinato? Non proprio. Su 28 giocatori scesi in campo solo uno è italiano, si chiama Marco Materazzi, va per i 37 anni, ed ha giocato 1 minuto di gara su 94°. L’unico italiano che ha veramente partecipato alla gara, decidendola con le sue scelte, è stato Carlo Ancelotti, che si trovava nella barricata opposta. In prospettiva mondiale, se c’è una nazionale a rallegrarsi del risultato di ieri non è quella di Lippi, ma quelle di Maradona e di Dunga: Samuel,Zanetti,Cambiasso,Motta,Milito, Julio Cesar,Maicon e Lucio sono stati devastanti. La filosofia adottata da Mou, non è stata esattamente italiana. Avete mai visto Fabio Capello o Marcello Lippi schierare 3 punte pure piu’ un trequartista per difendere un 2-1? Nel complesso quest’Inter ci azzecca al campionato italiano cosi’ come il Bayern Monaco, che qualche anno fa minacciava, in rotta con il Palazzo della Budesliga, di venirsene a giocare per un paio d’anni in Italia.

L’effetto Mou.Ma c’è un ma. La filosofia dell’Inter non è mai stata quella di puntare particolarmente sui giocatori italiani. L’ultimo campione azzurro che ha strappato qualche sorriso ai tifosi nerazzurri era Bobo Vieri ed è passato alla storia per essere finito al Milan. Le ultime 5 squadre che hanno preceduto questa Inter non erano tanto differenti. Con il Villareal, nel 2006, erano appena due gli italiani in campo ( Toldo e Materazzi) mentre con Valencia e Liverpool solo Materazzi rappresentava il Bel Paese. In panca c’era Mancini, e la sua ‘mentalità italiana’, ha portato l’Inter ad eliminazioni del tutto premature. Un po’ come la Juve di Capello in Champions, alla squadra nerazzurra mancava l’aggressività giusta per fare propria la partita. Si pensava a non prendere gol, per poi giocarsi la qualificazione nell’ultima parte della gara. Mourinho ha trovato un Inter solida difensivamente ed ha cercato di trasmetterle il suo gioco offensivo con le 3 punte. Non ci è riuscito per 2 anni. I flop di Quaresma e Mancini sono esemplari in questo. L’Inter di Mou, vista con le grandi d’Europa come Manchester e Barcellona, ha raccolto sempre poco ed è anzi uscita ridimensionata da questi confronti. Ieri lo Special One ha messo da parte quella squadra brutta che gioca ‘all’italiana’ nel nostro campionato per schierare un 11 titolare senza paura che ha aggredito, in pieno stile Premier League, uno svogliato team italiano, che voleva giocarsi la qualificazione solo nei minuti finali, senza scoprirsi troppo.

The Special Teacher.L’Inter vista ieri ha poco o niente di italiano ma ha quello che serve per vincere. Se solo Capello, Lippi, Ancelotti e Spalletti traessero qualche insegnamento dalla partita di Londra, allora si che si potrebbe parlare di vittoria italiana. Per ora, è la rivincita del calcio Mourinhano.

Il riassunto del match Chelsea-Inter



martedì 5 gennaio 2010

Becks e gli altri...riciclare è meglio!



In tempi in cui i problemi ecologici si fanno sempre più pressanti Inter,Milan e Roma hanno voluto dare un segnale forte a tutti i leader mondiali: “Noi ricicliamo!”. Cosi’ si spiegano gli acquisti, in ordine di classifica, di Goran Pandev, David Beckham e Luca Toni. I primi due sono dei veri e propri ritorni nelle due società milanesi. Pandev fu acquistato per pochi spiccioli da Oriali nel 2001 dal Belasica,società macedone in cui l’ex laziale si è fatto le ossa, e poi, dopo aver girovagato in prestito tra La Spezia, Ancona e Lazio, i biancocelesti hanno deciso di acquistarlo a titolo definitivo nel 2006. A 26 anni Goran si è liberato del contratto laziale, rientrando dalla porta principale di Appiano Gentile, diventando immediatamente una pedina fondamentale per il futuro come per l’immediato presente della truppa comandata da Josè Mourinho. Ad occhio e croce, la Lazio ha pagato il "prestito" di Pandev ben 4 mln di euro, svendendolo all’Inter per un pugno di mosche. Tutto merito della politica di Lotito, che di politica ha davvero poco.

Anche Becks è ritornato a Milano, sponda rossonera. Acquistato l’anno passato e indicato dai più solo come un acquisto “mediatico”, l’inglese si è guadagnato la stima di tifosi e compagni dimostrando un’ umiltà e una voglia di lavorare fuori dal comune. Il Beckham dell’anno passato ha dato un’importante contributo al Milan per ritrovare la strada della Coppa Campioni, mentre quello di questa stagione vorrebbe, in ordine, conquistare una convocazione al Mondiale e un tricolore: tutti possono sognare.

Toni ha girato a lungo e in largo per l’Italia ( Da Vicenza a Palermo passando per Firenze) ma non si era mai fermato più di tanto a Roma. Stavolta avrà l’occasione di visitare degnamente il Colosseo e non di sfuggita come accadde nella festa Mondiale del 2006.

Tre giocatori a costo zero fanno sempre piacere è vero, ma chi ha fatto il miglior affare? Come al solito, chi si è mosso meglio sul mercato è stata, anche questa volta, la società del patron Massimo Moratti. Pandev ha 26 anni, il meglio della sua carriera deve ancora venire e il preludio laziale lascia davvero ben sperare. A gennaio avrà la sua occasione d’oro e magari insidiare anche in futuro i più rodati Etoo e Milito.

Beckham e Toni , invece,sono giocatori a fine carriera. L’inglese è all’ultimo giro, probabile un suo ritiro dopo il Mondiale in Sud Africa alla veneranda età di 35 anni. Luca Toni a 32 anni e mezzo vuole sparare le ultime cartucce allo stadio Olimpico, magari riuscendo a far parte in extremis della rosa di Lippi. Il riscatto di Toni è fissato sui 9 milioni di euro, cifra che nessuno spenderebbe per un giocatore che va per i 33. Insomma Becks e Luca vestiranno le maglie di Milan e Roma per appena sei mesi, il tempo di guadagnarsi un biglietto per il Sud Africa. Nel caso ci riuscissero, le squadre di Leonardo e Ranieri avrebbe raggiunto i loro obiettivi: ossia il secondo e il terzo posto in campionato e, perchè no, qualche impresa europea.

Come le due società milanesi, anche la Juventus si è voluta rinforzare con un ex di caratura internazionale. Dopo 5 sconfitte nelle ultime 6 partite era davvero il caso di tornare sul mercato per i bianconeri: un bomber di un certo spessore era libero e quel falco di Alessio Secco non se l’è fatto sfuggire. Dopo un blitz notturno, concordato astutamente con il presidente uno e trino Jean Claud Blanc, Secco ha strappato alla concorrenza di squadre ancora non ben identificate Roberto “ BobbyGol” Bettega. A 60 anni suonati è lui a dover dare una scossa alla squadra bianconera, alla faccia di tutti quelli che avevano accusato la dirigenza bianconera di non capire niente di calcio: hanno comprato un centravanti leggendario. Chi glielo dice a Blanc e co. che Bettega si è ritirato “appena” una trentina d’anni fa? A furia di imitare gli altri ecco cosa succede…

sabato 2 gennaio 2010

Tony il Romano



Non scherzava Van Gaal il dicembre scorso quando, a 7 giorni dalla partita decisiva di Champions contro la Juventus, aveva dichiarato spavaldamente di non puntare più su Luca Toni. Se il Bayern avesse racimolato uno scarno pareggio a Torino, magari Luca starebbe ancora a gustarsi una birra tedesca al freddo di Monaco. Invece eccolo di ritorno in Italia, sorridente dietro la nuova maglia che vestirà almeno per i prossimi 6 mesi( numero 30, come ai tempi di Palermo e Fiorentina). Toni approda a Roma con la formula del prestito oneroso con diritto di riscatto: in soldoni la Roma paga completamente l’ingaggio del calciatore italiano (3.1 milioni di euro al lordo) e nel caso in cui Luca faccia una caterva di gol, i Sensi lo potrebbero riscattare per 9 milioni di euro. A 32 anni e mezzo Toni è chiamato a dimostrare di essere ancora l’armadio che negli ultimi 7 anni l’ha buttata dentro "appena" 135 volte. Dopo Lucio, un altro vecchietto fuori dal comune si accasa nel Bel Paese… ancora un cattivo affare per i tedeschi? Chi è il vero Toni? Quello dei 135 gol nelle ultime 7 stagioni, o lo scaldabagno visto nella Confederation Cup? Ai posteri l’ardua sentenza…